Caro Diario, come va? torno qui per raccontarti una vecchia storia nuova.
Oggi ho messo il punto alla traduzione de "La ultima frontera" che ha visto la luce il 7 novembre 2015 arrivando poi alle mani di molti lettor.
È la stessa storia, ma non è la stessa cosa. Non è stato facile riportare i miei amici alla loro vera lingua, a far sì che mi trasmettessero le loro vicende ed emozioni con la stessa intensità. Ho avuto momenti di sconforto e stanchezza, tanto da aver voglia di piantare lì. Ma, per fortuna sono testarda e con lo sprone di Adriana, la mia infaticabile lettrice, dopo un anno dall'inizio, sospeso per periodi anche lunghi, oggi, 31 marzo 2016, il lavoro è finito!
È stato un riscrivere, rispettando le correzioni e le regole grammaticali (suggerite da due esimie correttrici) senza tradire lo spirito dell'originale. La lingua materna non l'ho mai persa, ma il suono e il colore dell'idioma cuotidiano, s'introducono nello scrivere senza chiedere permesso.
Ciò che importa è il risultato, non è vero? Ebbene, se la storia ti fa piangere o sorridere senza accorgerti in che lingua la stai leggendo, vuol dire che la meta è raggiunta.
Ti leggeró parte del prologo per invogliarti a continuare la lettura:
Ecco a voi la mia storia che attinge
talvolta da fonti tanto lontane quanto profonde, come profondi e lontani
possono essere i ricordi di un ricordo.
Il romanzo è la “fiction” che li raccolse, li trasformò in un sogno che come ogni sogno,
ha poi una fine; ma la Storia
che lo alimenta, con la sua reale crudezza, prosegue incessante, senza soste,
priva quindi di epilogo. É come se si ostinasse a ripetere tutto: la guerra e
l’esilio dei sopravvissuti alla ricerca utopica di un mondo migliore.